sabato 9 novembre 2013

Il Muro di Berlino va in pezzi.... e i cocci sono nostri!

   
     Il 9 novembre di 24 anni fa il Governo dell'allora Repubblica Democratica Tedesca (DDR) decretò l'apertura del Muro che per quasi un trentennio aveva spaccato in due la città di Berlino. Con quell'atto, di portata indubbiamente "storica," veniva meno una divisione insieme fisica, ideologica, politica, economica, di mentalità e stili di vita, durata per oltre un quarantennio: cioè la divisione tra capitalismo e comunismo. In altre parole cadeva l'ultimo retaggio, nel cuore dell'Europa, di quella guerra fredda che aveva visto la confrontation tra Usa e Unione Sovietica che aveva caratterizzato tutto il secondo dopoguerra. Infatti di lì a poco sarebbe stata ammainata anche la bandiera sovietica dalla cupola che sovrasta il palazzo del Cremlino a Mosca!

     In quella stessa indimenticabile estate dell'89, alle prime avvisaglie dello tzunami che avrebbe presto sconvolto tutti i paesi d'oltrecortina, apparve su di una rivista americana (The National Interest) un articolo, scritto da Francis Fukuyama, che avrebbe presto fatto il giro del mondo! Il titolo, assai significativo, era infatti: The End of History? (Fine della Storia?). In quell'articolo (successivamente ampliato in un libro) l'autore nippo-americano avanzava, su basi filosofiche invero assai traballanti, la tesi perentoria che, con il crollo del comunismo, la Storia-del-mondo era ormai finita! Perché? Perché il capitalismo e la democrazia liberale avevano trionfato definitivamente in tutto il mondo!
     Apriti cielo! Fukuyama divenne una star dei media internazionali: anche i telegiornali italiani si affrettarono a intervistarlo, pur di carpire gli ultimi vaticini del novello oracolo di Delfi!
     D'altra parte non è un caso che, appunto in quegli stessi anni, iniziò a circolare un neologismo, che ben presto sarebbe diventato il totem del Nuovo Mondo: quello di globalizzazione! Ormai il capitalismo internazionale - a partire da quello statunitense - poteva "riappropriarsi", quale legittimo bottino di guerra, di quei territori che per oltre un settantennio erano stati "sequestrati" dall'orco sovietico: ed era appunto per questi popoli, per primi, che si schiudeva un futuro luminoso, fatto di felicità, libertà, benessere e progresso! La stessa Europa, pur di non rimanere con le mani in mano, ed approfittare della situazione, iniziò ad attrezzarsi per affrontare adeguatamente le nuove "sfide" della globalizzazione, avviando il processo che, un decennio più tardi, avrebbe portato alla nascita dell'euro...
     Ma, come forse qualcuno ricorderà, non facemmo a tempo a scorgere i primi raggi di sole di questo futuro promettente che, inopinatamente, iniziarono a scoppiare guerre dappertutto! Guerra nella ex-Jugoslavia, guerra del Golfo; poi venne l'11 settembre e giù con l'Iraq, Afghanistan, e poi su fino all'attuale crisi siriana...
     ....E che dire poi dello stato di salute del capitalismo globalizzato?


     Dopo 6 anni di profonda crisi dell'economia globale, che molti analisti considerato la peggiore da (se non peggiore di) quella del '29, ciascuno di noi ha avuto modo di farsi un'idea molto chiara della fetta di "prosperità" che in questi anni gli è stata assicurata dal "capitalismo trionfante"... L'ironia della Storia (forse perché siamo alla sua fine?) è che l'unico Paese al mondo che ha tratto evidente vantaggio dalla globalizzazione capitalistica è stato il solo paese al mondo che - almeno sulla carta - si definisce ancora "comunista": la Cina, dove indubbiamente vige il capitalismo, ma non certo la democrazia "liberale"...

     La crisi del capitalismo è, anzi, talmente profonda che, addirittura, molti giornali e riviste statunitensi non solo non parlano più di F. Fukuyama (ormai caduto nell'oblio), ma addirittura avanzano timidamente l'ipotesi che "forse" K.Marx avesse ragione.... Forse?  
   
 

martedì 5 novembre 2013

Dal Positivismo al Decadentismo

Sul finire del XIX secolo si assiste in Europa ad un radicale cambiamento delle idee dominanti tra le élite intellettuali del continente: dopo la grande epopea positivista, nell’arco di pochi anni si assiste a un rovesciamento completo dei suoi valori. Tutti i principi e i valori sui quali si era basato il Positivismo vengono progressivamente criticati e abbandonati, a favore di una nuova concezione di pensiero che nel frattempo si è fatta strada: il nichilismo (dal latino nihil = nulla).
Per comprendere i motivi più profondi che condurranno a una simile rivoluzione dobbiamo necessariamente riferirci alle trasformazioni sociali ed economiche che investono l’Europa (e il mondo intero) in questo stesso torno di tempo: saranno infatti tali trasformazioni la causa immediata che ci consentirà di comprendere la loro genesi.
Sappiamo che nell’ultimo quarto del sec. XIX l’Europa è investita da una lunga depressione economica, che mette a dura prova, laddove esistono, le fragili strutture politiche liberali degli Stati europei. La crisi economica avrà profonde ripercussioni sociali e politiche: grande affermazione dei movimenti politici e sindacali di ispirazione socialista; rivolte di massa contro una struttura statuale vissuta come oppressiva, e interpretata dalle masse sempre più politicizzate come espressione della difesa dei privilegi della classe borghese dominante. La “crisi di fine secolo”, che investirà l’Italia nell’ultimo biennio dell’800, ne è un esempio eclatante.
Col diffondersi della crisi economica viene dunque meno uno dei pilastri fondamentali del pensiero positivista: la fiducia nel progresso, a cui era correlata la certezza che il domani sarebbe stato migliore dell’oggi. Tale cieca fiducia è invece minata dal fatto che ogni giorno si fa esperienza di una situazione diametralmente opposta: il futuro è ormai visto con crescente angoscia e con sempre più motivato timore.
Come si traduce tutto questo in campo filosofico?
L’esito è piuttosto scontato: se i valori sui quali la società europea si era fondata per gran parte dell’Ottocento si erano rivelati fallaci, era evidente che a questo punto essi dovessero essere abbandonati, in quanto avevano ormai rivelato la propria erroneità di fondo. Ma il punto è questo: da quali altri valori sarebbero  stati sostituiti? Approfondiamo questo passaggio essenziale, facendo un passo indietro.
Nel suo Cours de philosophie positive, A. Comte aveva affermato che l’intera storia umana poteva essere riassunta in tre stadi successivi:
1)    Religioso
2)    Metafisico (o filosofico)
3)    Positivo (o scientifico).
Se intorno alla metà dell’800 Comte auspicava che l’umanità entrasse di gran carriera nell’ultimo stadio, quello positivo o scientifico, assicurandosi così un radioso futuro, la fine dell’Ottocento vede, invece, come abbiamo detto, il tramonto di questa ipotesi, rivelatasi illusoria e  fallace. A chi dobbiamo questa nuova consapevolezza? Al filosofo tedesco F. Nietzsche (1844-1900).
         Per la precisione: la Religione aveva subito una prima profonda critica ad opera dell’Illuminismo settecentesco: le “verità” di fede non avevano infatti superato il vaglio della Ragione, poiché non erano razionalmente dimostrabili e perciò potevano essere accettate soltanto – appunto – per fede. Tale critica si approfondirà ulteriormente nella prima metà dell’800 grazie all’idealismo filosofico tedesco, in particolare con  G.W.F. Hegel (1770-1832) e, successivamente, grazie ai suoi epigoni materialisti: L. Feuerbach  (1804-1872) e K. Marx (1818-1883).
         In secondo luogo, la stessa Filosofia, che era stata la protagonista della messa in crisi del pensiero religioso, sarà a sua volta inevitabilmente coinvolta in una crisi di identità a causa del trionfante pensiero scientifico, che ogni giorno dimostrava praticamente le verità delle proprie teorie, condannando come speculazioni astratte, e prive di valore reale, le astruserie teoriche dei filosofi.
         Ma proprio quando sembrava che il trionfale cammino della scienze non dovesse avere più termine, giunge inopinata, come si è detto, la crisi!
         In realtà è appunto il continuo rivoluzionamento delle teorie scientifiche che porta a dubitare delle verità di cui esse si dicono portatrici: e questo è meno paradossale di quanto a prima vista possa apparire!
         Se con lo sguardo analizzassimo la Scienza nel suo insieme, cioè non come una semplice raccolta di teorie che si sommano le une alle altre, bensì come una storia di tali teorie, allora vedremmo che ogni epoca storica è stata caratterizzata da una determinata teoria scientifica: tale cioè che le sue verità erano le uniche considerate valide in quel dato momento (poiché avevano ottenuto delle verifiche sperimentali) e, per ciò stesso, indiscutibili! Ogni scienziato, infatti, nel formulare la propria teoria, non si sognerebbe mai di affermare: questa mia teoria vale sino al giorno x; quanto piuttosto: con questa teoria io spiego come va il mondo, ora e sempre, dimostrandolo sperimentalmente! Una teoria, cioè, è scientifica appunto perché le sue leggi sono universalmente ed eternamente valide! Altrimenti non sarebbe una teoria scientifica! E tuttavia noi sappiamo che, col passare del tempo, bene o male tutte le teorie scientifiche (che si ritenevano eterne) sono state confutate da nuove teorie, e soppiantate da queste ultime. Ovviamente anche le nuove teorie pretenderanno per sé il carattere di assolutezza e universalità erroneamente preteso dalle precedenti teorie.
         In altre parole, con il pensiero scientifico siamo in un certo senso periodicamente costretti, come in un gigantesco, quanto perverso, gioco dell’oca, a ritornare alla casella di partenza e ricominciare tutto daccapo!
Colui che per primo si rese conto del relativismo insito nelle verità scientifiche fu, appunto, F. Nietzsche. La sua concezione nichilista discende appunto dalla constatazione (angosciosa) che l’uomo moderno si trova di fronte alla necessità di dover fare i conti con questa cruda verità: sono ormai venute meno tutte le verità (religiose, filosofiche, scientifiche); tutti i “valori” nei quali l’uomo aveva sino a quel momento creduto si sono rivelati delle pie illusioni, cioè delle costruzioni teoriche partorite dalla mente umana non allo scopo di comprendere il mondo, bensì per (tentare di) dominarlo. In altri termini si tratta di teorie antropomorfiche (cioè fatte a somiglianza dell’uomo, loro creatore, e non, come si era sino ad allora creduto, “oggettive” o “naturali”) con le quali l’uomo ha tentato di soggiogare il mondo. Esse pertanto non sono altro che l’espressione della “volontà di potenza”  che l’uomo dispiega sul mondo; un dominio che però è del tutto illusorio, appunto perché quelle teorie non sono “vere”, bensì, al massimo, sono semplicemente “utili”, e lo sono, peraltro, soltanto per un periodo limitato di tempo!
Chi è l’uomo che potrà sopportare di convivere con questa amara verità? Sarà, secondo Nietzsche, il Superuomo (Ubermench), il quale, dall’alto della sua “sapienza” potrà guidare (e/o dominare) gli uomini-gregge ancora succubi delle credenze religiose, filosofiche o scientifiche…
Una teoria, questa, che troverà la sua tragica apoteosi col nazismo…
Ma torniamo a noi…
Dunque, poiché ogni tentativo che l’umanità ha esperito nel corso della sua intera storia per comprendere la realtà circostante si è rivelata un’illusione, all'intellettuale nichilista non rimane altro che riabilitare e dare nuova credibilità a quanto sino ad allora era stato oppresso e screditato, in particolare dalla scienza: cioè ormai non rimane che rivolgere il proprio sguardo al dato della propria coscienza, le cui sensazioni (e/o percezioni) sono le uniche che hanno valore, in quanto suffragate dalla “certezza” che ognuno ha dei propri stati di coscienza. Da qui parte il simbolismo francese che sarà l’antesignano di una nuova corrente letteraria che, ancora una volta, prenderà le mosse dalla Francia per poi estendersi all'intero continente: il Decadentismo.
                  


sabato 14 settembre 2013

Il Papa risponde a Scalfari: la fede di atei e credenti...

     
     Ormai Papa Bergoglio ci ha abituati alle sue innovazioni formali, che tanto entusiasmano i credenti, nonché i media nostrani. Baci, abbracci, carezze, che avevamo già visto dispensare a piene mani dal suo non immediato predecessore Giovanni Paolo II, impallidiscono di fronte alle innovazioni massmediatiche del papa francescano: il Papa che sale la scaletta dell'aereo portandosi la borsa; o che telefona personalmente a illustri sconosciuti che gli avevano inviato una lettera (debitamente corredata di numero di cellulare...) e, per il momento, pare che questa escalation si sia momentaneamente conclusa con la risposta data ai quesiti posti da Eugenio Scalfari. Il nume tutelare del laicismo nostrano aveva infatti indirizzato qualche settimana fa al Sommo Pontefice, dalla colonne di La Repubblica, alcune educate domande sulla vexata quaestio del rapporto tra ateismo e fede. 



     Anche questa volta il Papa non si è smentito! Non solo ha risposto, ma, diversamente dai suoi predecessori, che avevano sempre posto l'accento sulla impossibilità per chiunque di salvarsi al di fuori dell'abbraccio di Santa Madre Chiesa, Papa Bergoglio ha innovato con una presa di posizione non da poco! Rivolgendosi direttamente a Eugenio Scalfari, il Papa scrive: 
Mi pare che ciò che Le sta a cuore è capire l’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che — ed è la cosa fondamentale — la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male.
      Non c'è dubbio che queste parole aprano, rispetto alla tradizionale visione teologica della questione, una via nuova. La risposta del Papa sembra, infatti, delineare un rinnovato tentativo di instaurare un dialogo con chi non crede, fondato su basi nuove: per la prima volta sembra infatti che si giunga al riconoscimento della pari dignità tra chi ha fede e chi non ce l'ha! Tutti i tentativi esperiti in passato sono invece naufragati a causa della pre-condizione più o meno esplicitamente anteposta al riguardo: la gerarchia ecclesiale ha cioè sempre pensato che un dialogo fosse possibile soltanto con quei non credenti che, impantanati nel pensiero relativista, e riconoscendo impossibile giungere a una verità assoluta, per ciò stesso dovevano almeno implicitamente ammettere la superiorità della fede, che quella verità assoluta, invece, assicura! 



     Sono testimonianza di questo fallimento sia la tormentata vicenda del papa teologo, Ratzinger, che aveva tentato di far assurgere agli onori della speculazione teologica i preambula rationis della fede, e sia, infine, l'indifferenza con la quale il mondo laico nostrano accolse, facendola velocemente scivolare nell'oblio, l'opera teologica forse più importante mai scritta in quest'ultimo secolo: mi riferisco all'Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Non a caso lo stesso Papa Francesco, facendo seguito alla sollecitazione di Scalfari, affronta appunto questo tema:
In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt'altro  Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: «Io sono la via, la verità, la vita»?
      La questione della verità, che è la questione cardine di tutta la storia della filosofia, è individuata, correttamente, dal Papa come la questione-chiave! Ciò che mi preme qui stabilire è, però, se essa sia affrontata in modo corretto e razionalmente convincente non solo da Scalfari, ma anche dal Papa! Ovviamente non potrò addentrarmi in una discussione filosofica molto approfondita. Mi limiterò, piuttosto, a evidenziare alcune obiezioni logiche, che però ritengo siano di per sé sufficienti per far emergere ciò che rimane inconsapevolmente occultato dalle affermazioni apodittiche, caratteristiche sia di Scalfari che del Papa.


     
     In questa breve disamina partirò dal fondatore de La Repubblica. Chi, come Scalfari, crede che non esista la verità assoluta (che è infatti considerata abituale appannaggio della fede), ma soltanto una ricerca infinita nel mare aperto delle verità relative, cade inconsapevolmente in contraddizione, poiché non si rende conto di affermare precisamente ciò che vuol negare! Infatti, che cosa si vuol dire esattamente quando si afferma che "la verità assoluta non esiste"? Oppure, in positivo, che "esistono soltanto verità relative"? Basterà esplicitare queste due frasi, affinché esse rivelino il loro reale significato. Esse, infatti, dicono, rispettivamente, questo: "è una verità (assoluta) che la verità assoluta non esiste"; ovvero: "è una verità (assoluta) che esistano soltanto verità relative"! 
     Come si sarà notato, in entrambe i casi si sta cioè riconoscendo implicitamente vero l'esatto contrario di quanto, invece, si voleva esplicitamente negare! Questo semplice esempio dimostra, perciò, che se si insiste col negare l'esistenza della verità assoluta lo si potrà fare soltanto cadendo - senza avvedersene! - in contraddizione con se stessi, cioè soltanto affermando un'altra verità, opposta, ma non per questo meno assoluta di quella che si intendeva negare, poiché negare l'esistenza della verità significa affermare: "E' vero che non esiste la verità!"
    


     Veniamo al Papa. Egli afferma che la verità assoluta (= absolutus = sciolto) non va considerata, come abitualmente avviene, e come la traduzione del termine latino suggerisce, come "sciolta", poiché un vero credente la dovrebbe piuttosto sempre intendere come "una relazione" a qualcosa: ma qui salta subito agli occhi la contraddittorietà dell'argomentazione! Come si fa a considerare ciò che deve essere, per definizione, ritenuto "sciolto", o "libero", realmente tale soltanto quando è in relazione ad altro? Tuttavia, dopo averla identificata, sorvoliamo elegantemente su questa prima difficoltà logica... 
     Passiamo invece alla domanda logicamente conseguente: con che cosa la verità assoluta deve essere "in relazione"? La risposta del Papa è che essa è sempre in relazione con l'amore di Dio, mediato da Gesù Cristo! Domanda: è possibile considerare vera una verità non totalmente razionale, in quanto dipendente dalla fede, ovvero condizionata da qualcosa che in realtà è razionalmente insondabile
   

 
     Per chiarire il problema mi spiego con un esempio tratto dalle scienze fisiche: riterreste accettabile sentir affermare da Einstein che la Teoria della relatività generale è vera, ma che non è possibile dimostrarne i fondamenti? E che la dovete credere vera solo per fede, cioè soltanto perché lo afferma Einstein? E' evidente che per una mente razionale (o semplicemente ragionevole) questa non può essere considerata una argomentazione accettabile! Per quanto il paragone tra Dio e Einstein, come pure quello tra religione e Fisica relativistica, possa risultare improprio, o non perfettamente calzante, tuttavia esso è sufficiente a esemplificare il motivo per il quale non può essere razionalmente accettato il modo in cui la religione tradizionalmente imposta il problema della Verità!
     Quindi se è vero che il pensiero laico giunge abitualmente alla conclusione (che è però del tutto erronea) che non esista la verità assoluta, ora dobbiamo constatare che questa è una conclusione che esso condivide anche con il pensiero religioso: perché per entrambi - ed è questo il secondo aspetto fideistico della medesima questione che li accomuna - la ragione umana è affetta da limiti insormontabili! Anzi, la religione rivendica apertamente questa conclusione, considerandola la più piena ed evidente prova della necessità, da parte dell'uomo, di ricorrere alla luce della fede!


    Come dicevo più sopra quelle qui esposte sono soltanto delle (piccole) obiezioni logiche, che scalfiscono appena la superficie dei problemi implicati dal rapporto tra fede e ragione, senza tuttavia poter offrire una soluzione effettiva. Ciò ovviamente non significa che una soluzione non esista: ma, a questo punto, per comprendere quale tra fede e ragione sia la migliore candidata per risolvere il problema della verità, e sfuggire così al relativismo imperante sia nel mondo laico che in quello religioso, mi corre l'obbligo - chiedendo preventivamente scusa per la brutalità del gesto - di rimandare allo studio della filosofia speculativa di Hegel, a partire dalla Scienza della Logica... 
     Tuttavia, per non lasciare al lettore una vaga sensazione di vuoto o di smarrimento, e per tentare almeno di offrirgli il bandolo della matassa, ricorderò qui la soluzione che il giovane Hegel dette alla questione sin dalla sua prima Tesi di dottorato, che è la seguente: "contradictio est regula veri, non contradictio falsi" ("la contraddizione è la regola della verità, la non contraddizione [è la regola] del falso"). Da qui partirà tutta la speculazione hegeliana successiva, che approderà, alcuni decenni più tardi, alla Grande Logica!
     Buona lettura!




Per chi volesse leggere la lettera del Papa, qui il link:
http://www.blogo.it/news/politica/redazione/46387/la-lettera-di-papa-francesco-a-repubblica-dialogo-coi-non-credenti/

domenica 8 settembre 2013

Guerra e Pace: il pacifismo di fronte alla guerra...

   
     Il prossimo 11 settembre, nell'anniversario dell'attacco alle Torri gemelle di New York, il Congresso americano darà molto probabilmente il via libera all'attacco contro la Siria, voluto dal premio Nobel per la Pace Barack Obama. La sua iniziativa, infatti, non trova alcun tipo di opposizione da parte dei Repubblicani. 


     Nel frattempo, il G20, tenutosi a San Pietroburgo alcuni giorni fa, ha decretato la spaccatura netta tra gli Usa e la Russia di Putin, imponendo alle varie potenze mondiali di schierarsi con gli uni o con gli altri: la Russia ha dichiarato che, in caso di attacco, appoggerà in qualsiasi maniera la Siria. La Cina, dal canto suo, ha lamentato che una guerra metterebbe in serio pericolo i (propri) commerci internazionali. Al fianco degli USA si sono inizialmente schierati in modo incondizionato soltanto la Francia e la Gran Bretagna: quest'ultima però ha dovuto recedere dai propri intenti bellici poiché il premier Cameron si è visto inopinatamente respingere il placet all'attacco dalla Camera dei Lord
     Gli altri paesi europei per alcuni giorni hanno opposto all'urgenza di prendere una decisione, dolorosa ma necessaria, la foglia di fico della missione degli ispettori ONU, che dovevano verificare se in Siria si fosse fatto effettivamente uso di armi chimiche da parte dell'esercito di Assad. Ma, proprio ieri, mentre in Piazza San Pietro si svolgeva la giornata di digiuno e preghiera per la pace voluta da Papa Francesco, è arrivata la dichiarazione del Ministro degli Esteri UE, Catherine Ashton, con la quale si annunciava che l'Unione Europea si schierava al fianco del Presidente americano. Come è stato detto dal rappresentante europeo: sulla Siria "serve una risposta forte"!


     Il governo Letta, che si dice pronto ad aderire all'iniziativa contro la Siria solo dopo un voto favorevole del Consiglio di sicurezza ONU, ha intanto inviato in zona il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria, ufficialmente per offrire una più adeguata difesa ai Caschi blu italiani, schierati in Libano. Benché il Ministro della Difesa Mauro, insieme ad altri suoi colleghi di Governo, digiunasse e pregasse con il Papa, ciò non ha evidentemente impedito che anche l'Italia offrisse il proprio contributo all'incremento del già affollato panorama di navi da guerra attualmente presenti nel Mediterraneo Orientale!



     Che cosa fa nel frattempo il movimento pacifista? A quanto pare, tranne la lodevole eccezione del Movimento NO Dal Molin, sembra che esso si sia per il momento limitato a pregare e a tacere!


     Certo, in questi giorni, come si sarà notato, sui social network si sono notevolmente, quanto molto lodevolmente moltiplicati gli appelli alla pace, di contro ai timori di una nuova guerra; sono comparse le bandiere della pace, che talvolta hanno sostituito l'immagine abitualmente presente nel profilo di molti utenti; si sono decuplicati i (già) frequenti post dei complottisti raffinati che ci spiegano, con dovizia di particolari, quali siano le lobby complottarde mobilitatesi in queste ore per mandare finalmente a effetto i loro piani plurisecolari, e scatenare finalmente l'ennesima guerra! [Per un approfondimento di questo argomento mi permetto di rinviare a: http://rosariodati.blogspot.it/2013/08/uno-spettro-saggira-per-il-web-il-suo.html
     Dobbiamo, ad latere, registrare anche le iniziative di Casa Pound e di alcuni cosiddetti e/o sedicenti "comunisti", che, al pari di quanto fece Formigoni con Saddam Hussein, all'epoca della guerra irachena, si sono recati in Siria per esprimere il loro incondizionato appoggio non al popolo siriano, bensì al loro eroe del momento: il Presidente Assad! Iniziative che dovrebbero essere considerate miserevolmente macchiettistiche, se la situazione non fosse così drammaticamente seria e pericolosa!


     Con queste premesse c'è francamente ben poco da sperare sulla possibilità di mettere in piedi un movimento che, come è avvenuto in passato, in altre occasioni simili, riesca a far sentire la propria voce contro la guerra. A questo punto è però forse giunto il momento di un ripensamento complessivo degli obiettivi delle lotte "pacifiste".  
     A mio modo di vedere, il difetto principale di tutti i movimenti pacifisti che in questi ultimi due decenni si sono mobilitati, sotto l'urgenza di dare una risposta efficace e immediata alle iniziative belliche intraprese dalle grandi potenze, è stato sicuramente quello di lanciare un appello generico, diretto all'opinione pubblica internazionale, di mobilitazione per la pace! Appello che però non ha prodotto alcun serio ripensamento da parte delle classi dirigenti di ciascun Paese, ma, anzi, vista la flebile opposizione incontrata, li ha spronati a perseverare sulla strada già intrapresa, sfruttando al massimo ogni occasione gli si presentasse, per mettere in atto l'ennesima aggressione! 
     Quando accaduto dimostra infatti che esternare il proprio desiderio di pace, per quanto apprezzabile, non è, però, di per sé sufficiente, perché non offre alcun obiettivo tangibile alla giusta lotta intrapresa! 
     Che cosa significa, infatti, "lottare per la pace"? Forse pregare o digiunare? Abbiamo visto quale è stato lo schiaffo (diplomatico) lanciato dall'Unione europea all'iniziativa di preghiera del Papa...
     Per imporre la pace occorre, invece, avere un  obiettivo contro cui lottare! E l'obiettivo è semplice! E' necessario lottare contro il proprio Governo! Smascherare ogni passo da esso compiuto nel coinvolgimento bellico, a difesa degli interessi delle proprie industrie, e opporsi ad essi nel tentativo di impedirglielo! Esattamente come hanno fatto ieri i compagni del Movimento NO Dal Molin!
     Può un pacifista francese, italiano, o inglese lottare contro gli Usa, contro Putin, o contro l'Europa? Ovviamente NO, perché le sue sarebbero soltanto parole destinate alla propaganda: necessaria, ma comunque fine a se stessa! L'unica cosa concreta che ogni movimento pacifista deve impegnarsi a fare è lottare contro il proprio Governo, contro gli interessi imperialistici di tutti i Paesi coinvolti, a partire dal proprio! [Per un approfondimento di questo argomento mi permetto di rinviare a: http://rosariodati.blogspot.it/2013/08/tutto-pronto-per-la-guerra.html]
     Non c'è altra soluzione! La lotta contro Obama lasciamola fare ai pacifisti americani; la lotta contro Putin, lasciamola a quelli russi! Gli europei in generale, e gli italiani, in particolare, invece, devono occuparsi della lotta contro i propri Governi! Perché LANCIARE GENERICI SLOGAN CONTRO L'IMPERIALISMO YANKEE, O CONTRO L'ENNESIMO COMPLOTTO SIONISTA INTERNAZIONALE, DIMENTICANDO PERO' DI COMBATTERE IL PROPRIO GOVERNO, SIGNIFICA non soltanto essere dei "profeti disarmati" contro di esso, ma soprattutto significa FARSI suoi OGGETTIVI COMPLICI! Cioè significa ESSERE PER LA PACE solo A PAROLE , favorendo NEI FATTI, sia pure inconsapevolmente, ogni passo che il proprio Governo si appresta a compiere in direzione della GUERRA! Se "non si vede" il proprio Paese tramare per la guerra, e non si riesce a smascherare nell'interesse di chi lo faccia, è evidente che in tal modo si potrà soltanto favorire il proprio nemico interno!
     Pensate quale forza propulsiva potrebbe, invece, dare una singola vittoria, anche parziale del movimento in un Paese ai movimenti che lottano contro la guerra anche negli altri Paesi!
    La strada che non abbiamo scelto noi, ma che ci è stata imposta, è lunga e difficile, ma non possiamo far altro che percorrerla: diamoci da fare!


giovedì 29 agosto 2013

IMU: il gioco delle tre carte...

     Prima di esaminare i contenuti reali di quella che è ormai passata alla storia - la triste istoria dell'Italietta del secondo millennio... - come "la grande vittoria dell'abolizione dell'Imu", occorre forse fare qualche passo indietro, per richiamare alla memoria le prime puntate di questa storia...

      Mossa n. 1: l'IMU è stata introdotta nell'ambito della legislazione attuativa del federalismo fiscale dal Governo Berlusconi IV con il d.lgs. n. 23 del 14 marzo 2011 (artt. 7, 8 e 9), pubblicato sulla G.U. n. 67 del 23 marzo 2011 che ne stabiliva la vigenza dal 2014 per gli immobili diversi dall'abitazione principale (art. 8, comma 2°, d.lgs. n. 23/2011).


       Come sappiamo, però, il governo Monti, con dl. n. 201 del 6 dicembre 2011 (G.U. n. 284 del 6 dicembre 2011, supplemento ordinario n. 251), ha modificato la natura dell'imposta rendendola di fatto un'ICI sulle abitazioni principali e ne ha anticipato l'introduzione, in via sperimentale, al 2012. 
    
     Mossa n. 2: nonostante l'abbia inventata lui, insieme ai suoi fidi Tre-Monti e Calderoli, il Nano, durante la campagna elettorale del 2013, promise di abolire l'Imu "istituita da Monti" e di restituire anche l'imposta già pagata nel 2012, facendo ricorso - se necessario - al proprio patrimonio personale, per la modica cifra di 4 mld di euro!


     Questa mossa elettorale fu uno dei motivi non ultimi che assicurarono al PDL il quasi pareggio col PD alle Politiche 2013, prodromo della sventurata situazione attuale...   

     Mossa n. 3: con l'abolizione della prima rata Imu, appena varata dal Governo Letta, il N-Ano canta vittoria: può infatti sostenere, di fronte a un popolo dalla memoria corta, capace di vedere soltanto quello che vuole vedere, che loro del PDL mantengono sempre le promesse elettorali!


     
Peccato che...

     ...Peccato che il provvedimento appena varato rimandi ad ottobre, cioè alla Legge di Stabilità (la ex-Finanziaria), il reperimento delle risorse necessarie per consentire anche l'abolizione della seconda rata, quella di dicembre, dell'IMU! 
     Una cosa è però sin d'ora certa: l'abolizione dell'Imu favorisce grandemente i ceti più ricchi (probabilmente Brunetta non sarà più costretto a fare, come ha dichiarato,  un mutuo per poterla pagare....), lasciando praticamente a bocca asciutta i ceti popolari...
     Un'altra cosa certa è che, come ha oggi dichiarato l'ormai tristemente noto Fassina (ministro PD del governo Letta), 


     Quindi, visto che la coperta è "corta", non solo i ricchi sono i più favoriti dall'abolizione dell'IMU, ma, per converso, i più poveri saranno proporzionalmente più colpiti dall'aumento dell'IVA, reso inevitabile dall'abolizione dell'IMU!

Ma non basta!

     Infatti, tenuto conto che la 2^ rata IMU non è stata ancora eliminata, occorre anche precisare che l'IMU sarà comunque sostituita a partire dal 2014 da una nuova tassa: la Taser!
     Stando alle prime dichiarazioni dei ministri, questa nuova tassa avrà due componenti: una, fissa, stabilita dallo Stato; l'altra, variabile, decisa invece dai Comuni. Perciò, questa sua configurazione double face - un po' Dr. Jekyll, un po' Mr. Hyde - farà sì che la nuova imposta sarà pagata non solo dai proprietari di prima casa, ma anche dagli inquilini!

Ne è valsa la pena?
     
     E' valsa la pena varare un provvedimento che favorisce (e favorirà ancor di più in futuro) soltanto i ceti più ricchi, tradizionale bacino elettorale del centro-destra, a scapito di quelli più poveri, offrendo, in aggiunta, un ottimo spot pre-elettorale al N-Ano? Qualcuno mi sa spiegare qual è, a questo punto, la differenza tra questo Governo e un governo dichiaratamente di destra, che con una mano dà e con l'altra prende (almeno) due volte?
     Certo, comprendo bene che in questo modo, tra una rata e l'altra, Lecca-Lecca jr. abbia guadagnato un po' di tempo per il proprio Governo "del fare": perché tra le due rate c'è di mezzo il 9 settembre!   
     Già! Il 9 settembre si deciderà se per Berlusconi ci sarà un "25 luglio" o un "8 settembre": se cioè ci sarà la sua defenestrazione dal Senato oppure se riuscirà a stipulare un armistizio (come tanti esponenti del PD sembrano auspicare...)!
     Nel frattempo, spendiamo utilmente il tempo che ci rimane per scoprire che cosa significhi l'acronico "Taser"...


     

mercoledì 28 agosto 2013

Tutto pronto per la guerra!

     
Siamo ormai giunti alla fase del riscaldamento dei motori. Tutto è pronto per l'ennesimo intervento umanitario dei portatori di democrazia in soccorso delle popolazioni che subiscono, inermi, gli attacchi del dittatore di turno: questa volta sembra essere venuto il turno di Assad e della Siria. Obama convoca il Consiglio Nazionale di Sicurezza, apparentemente per dare il via all'attacco: il premio Nobel per la Pace sa bene che non avrà mai il placet del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, poiché Russia e Cina (proverbiali "amici" del dittatore siriano) sicuramente opporranno il diritto di veto contro l'opzione militare sotto l'egida delle Nazioni Unite.


     Alcuni leader europei, segnatamente Cameron (GB) e Hollande (FRA), si dicono pronti a punire Assad, reo di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione siriana, nel tentativo (disperato) di sconfiggere l'opposizione armata al suo regime! L'Italia, dal canto suo, già sovraesposta militarmente in tanti altri teatri di... pace, nicchia (come fu già per il caso della Libia), in attesa - secondo le dichiarazioni rese alla Camera dal Ministro degli Esteri Emma Bonino - dell'ok dell'Onu....
     All'Occidente serviva la smoking gun per giustificare l'attacco al regime siriano. Nonostante gli ispettori ONU abbiano appena iniziato il loro lavoro di verifica (il Segretario Generale Ban Ki moon ha sostenuto che per quel lavoro "occorre tempo"), i vertici delle nostre grandi democrazie si dicono invece certi del fatto loro: Assad ha fatto uso di armi chimiche contro i civili! 
     Ma, domanda che qualcuno giudicherà forse peregrina: non vi sembra di assistere a un film già visto
     In effetti, mi sembra di ricordare che, qualche anno fa, il Segretario di Stato americano, il gen. Colin Powell mostrasse, in una drammatica seduta del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, una fialetta di antrace, di cui - affermava - era dotato l'esercito di Saddam: quella fu la pistola fumante utilizzata per giustificare l'attacco all'Iraq, dopo l'11 settembre!


     Peccato che quelle affermazioni si rivelarono un plateale falso! E, una volta "liberato" l'Iraq, non si trovò traccia di antrace negli arsenali di Saddam; piuttosto si trovarono fiumi di petrolio per le compagnie petrolifere occidentali (ENI compresa!).
     Ma il danno era ormai stato fatto, e la popolazione irachena continua, ancora oggi, a pagarne le conseguenze, come già le era capitato ai tempi del Saddam, quando però questi era ancora il difensore dell'Occidente, cioè quando era ancora il baluardo, largamente foraggiato (anche dalla BNL, allora in mano al Tesoro) e armato dai Paesi Nato contro la minaccia terroristica sciita proveniente dall'Iran komeinista...
     Ma non è finita qui! E' venuto l'Afghanistan, poi la Libia: ora tocca alla Siria assaggiare il bastone delle democrazie occidentali!
    Non credo occorrano troppe parole per chiarire il vero significato di questi attacchi: essi sono la necessaria conseguenza della volontà USA di ridisegnare a proprio favore la mappa del potere mondiale, in un'area strategica essenziale, come quella Mediorientale, sottraendo così alla Russia (e alla Cina rampante) aree in cui si era esercitata la sua tradizionale sfera di influenza, già ai tempi dell'ormai defunta Unione Sovietica...
    Ma qui si continua a scherzare col fuoco! Basta richiamare i nomi di alcuni Paesi dell'area, per comprendere come la situazione sia ormai incandescente: Iran, Israele, Palestina, Libano, Turchia, Afghanistan, Iraq, Yemen, ecc. ecc.



      In questa situazione è evidente che basta una sola scintilla per far scoppiare un incendio incontrollabile!
     Ma - si dice - i nostri portatori di democrazia, premi Nobel della Pace, non possono certo chiudere gli occhi di fronte ai massacri di civili inermi! Infatti, come sappiamo, oggi le guerre si fanno per ragioni umanitarie...
     Ne sanno qualcosa le migliaia di civili iracheni o afghani che in questi anni di ristabilimento della democrazia nei loro Paesi, grazie all'opera dei benefattori americani, hanno potuto saggiare l'umanità delle torture, degli arresti, degli stupri, dei massacri di donne, vecchi e bambini perpetrati dai soldati Usa e dalle loro bombe intelligenti; insomma hanno fatto esperienza ripetuta e diretta di tutto l'inventario degli "effetti collaterali" graziosamente elargito dai Freedomfighter e dai loro alleati...
     
     Se fosse possibile, farei soltanto una domanda ai leader mondiali che si apprestano a sferrare l'attacco militare alla Siria: come mai quella compassione, che oggi vi spinge a intervenire militarmente in soccorso delle popolazioni civili così ingiustamente colpite, non vi ha mai impedito in passato di vendere quelle armi che adesso vengono usate dai tiranni contro il proprio popolo, né di fare affari con essi, compreso quell'Assad che oggi solletica tanto  la vostra attenzione caritatevole e la vostra indignazione umanitaria? Siamo sicuri che le vostre preoccupazione siano squisitamente umanitarie? Non è che vi siano preoccupazioni d'altro tipo? 
     Non è forse vero che la guerra, in una situazione di perdurante crisi economica come l'attuale, è l'unica via d'uscita che intravedete per la continuazione degli affari con altri mezzi?




lunedì 26 agosto 2013

Soccorso "rosso" per il Nazareno di Arcore...

     In queste ore si moltiplicano le dichiarazioni di esponenti grandi e piccoli del PD che provano a trovare una via d'uscita "legale", che garantisca l'agibilità criminale di Berlusconi. Lo scopo è evidente: non scontentare il PdL (che senza il suo padrone si scioglierebbe come neve al sole) e fare, quindi, salvo il Governo Letta! 
     La posizione ufficiale del partito è inequivocabile; Epifani va ormai ripetendo da giorni: "Voteremo per la decadenza di Berlusconi dal seggio senatoriale", senza se e senza ma...
     ...Ma, nonostante la fermezza di queste parole, pure assistiamo nello stesso torno di tempo a un continuo lavorìo ai fianchi, prodotto da questo o quell'esponente di punta del partito di Epifani. Ricordo infatti che sono sufficienti le firme di 20 senatori per richiedere che l'aula del Senato si esprima sulla questione con una votazione a scrutinio segreto...
     Qualche giorno fa il min. Fassina (PD) ha dato voce al proprio disagio personale in una intervista, che ha destato non poco scalpore, rilasciata a L'Avvenire (qui il link: http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/fassina-governo-avanti-su-berlusconi-decideremo-senza-spirito-di-vendetta.aspx). Pur ribadendo che voterà per la decadenza del Nano, il giovane turco del PD avanza però dei giudizi molto lusinghieri nei confronti dei suoi colleghi pdiellini di Governo, lanciando contemporaneamente un allarme sui pericoli incombenti sul sistema politico italiano:

     
     Prima prorompente domanda: dove mai avrà riscontrato la "prima qualità" nei suoi colleghi di Governo? Forse Fassina si riferisce all'azione della liceale Lorenzin al Ministero della Salute? O al modo in cui la moglie di Boccia prepara la colazione al marito, prima che questi salga sull'elicottero F-35, che lo porterà a spegnere gli incendi? O, forse, si riferisce alla gestione del caso Shalabayeva da parte di Angelino? Boh! E poi, un altro quesito irrisolvibile: perché mai la condanna del Nano dovrebbe essere considerato un fatto negativo per tutto il sistema politico italiano, piuttosto che l'ovvia riaffermazione del principio che "la legge è uguale per tutti"? Da 20 anni Berlusconi costituisce un fatto catastrofico per l'intero Paese (ovviamente ad esclusione dei ricchi!), sia dal punto di vista politico che economico! Una condanna che lo estrometta dal Parlamento (sia pure soltanto per 3 anni...) perché mai dovremmo considerarla un fatto negativo?
     Ma non è finita qui! Oggi giunge anche la dichiarazione - attesa - dell'ex-on. Violante: sì, avete capito bene! Proprio la dichiarazione di colui che nel 2003, in pieno Parlamento, e davanti alle telecamere, affermò che il suo Partito aveva dato ampie garanzie a Berlusconi, sia sull'incandidabilità, che sul possesso delle reti Mediaset, sin dal 1994! E che cosa avrà detto mai l'ex-magistrato Violante? Indovinate un po':


      
     Non vi basta?
     State tranquilli, c'è ancora un'altra dichiarazione da riportare, che fa il paio con quella di Fassina. Ad emetterla, sempre in data odierna, è stato un altro deputato del PD, l'on. Sandro Gozi, che ha dichiarato:



    Per carità, lungi da me il sospetto di mostrare insensibilità di fronte all'annoso problema delle carceri italiane, col pericolo di subire anche una (onerosa) condanna da parte della Comunità europea! Ma se l'amnistia "va fatta", e Berlusconi non ne è la causa (amnistia ad personam...), che necessità c'è di aggiungere che "bisogna uscire da un ventennio autolesionista di scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani"? Autolesionista per chi? Per Berlusconi?
    Al di là dell'interpretazione, del tutto personale e ipotetica, che può essere fatta di queste parole, ciò che lascia stupefatti è la tempestività (oltre che la ripetitività) di queste dichiarazioni sotto l'incombere degli avvenimenti, e delle ombre che si allungano sull'agibilità criminale del Nano... 
     In un Paese in cui la crisi economica e sociale non è affatto superata, ma anzi continua a dispiegare i suoi effetti distruttivi, e tutti i governi che si sono succeduti nel frattempo hanno mostrato ad libitum la propria incapacità a governare questi fenomeni, possibile che il problema principale sia quello dell'emergenza democratica determinata dalla condanna del Nano? A tutti coloro, dentro e fuori il PD, che, in nome di una tale emergenza, si affannano a cercare una soluzione che ridia piena agibilità politica (come la chiamano) al Nano, vorrei chiedere: anche ammesso che si trovi una scappatoia legale per restituire al Beato Cav. quella famosa "agibilità", tutto questo che cosa comporterà: il ristabilimento della legalità o il fatto che in Parlamento continuerà tranquillamente a sedere un condannato in via definitiva? E a questo punto, alla crisi economica e sociale dell'Italia, non si affiancherà forse anche una crisi della legalità e, dunque, in ultima analisi, una emergenza democratica vera? Ed un'ultima domanda riservata agli esponenti del PD: come credete uscirà il vostro partito da un tale cedimento?

Silvio di Nazareth nella tormenta interna....

     Daniela Santanché traccia un discrimine tra buoni e cattivi all'interno del PdL:
«Cicchitto, Schifani, Quagliariello, Lupi... Tutti a dire: aspettiamo ancora un po', non decidiamo subito, vediamo; magari Napolitano concede la grazia, magari Letta convince il Pd a non votare per la decadenza di Berlusconi dal Senato.... Ma figuriamoci, sono fantasie». 

     Le risponde Maurizio Gasparri:
«Di tutto hanno bisogno l'Italia, la politica e il Pdl tranne che della gara a chi fa il primo della classe, soprattutto a utilità di giornali che fanno della denigrazione di Berlusconi la loro stessa ragione di vita» 

mercoledì 21 agosto 2013

Uno spettro s'aggira per il web! Il suo nome è: COMPLOTTO MONDIALE!

     Basta aprire un qualsiasi social network, in un momento qualsiasi della giornata, che ti arriva, immancabile, la notizia dell'ultimo complotto mondiale, ordito ai danni dei popoli della Terra!
     I nomi delle organizzazioni complottiste sono noti a tutti. Qui provo a ricordarne soltanto qualcuna, consapevole del fatto che  l'elenco è assai parziale: Massoneria, Banchieri, Illuminati, Sionisti, Bildelberg, Trilateral, Quadrilateral, scie chimiche, Ufo in combutta con la CIA; poi ci sono i piani di immigrazione clandestina mondiale per eliminare la razza bianca; l'uso degli OGM, per schiavizzare il mondo al servizio di qualche gnomo nascosto nella caverne del Tibet; l'avvelenamento delle acque, ecc. ecc.!
     Basta ricercare su Google la parola "complotto", che ti si apre un universo pressoché infinito di siti da visitare...



     Ma possibile che il general intellect, che alcuni pensano sia l'inevitabile evoluzione del web, sia caduto così in basso? Possibile che nessuno abbia mai fatto questa semplice, quanto inevitabile, riflessione: si è mai visto un "complotto" (che, per definizione, è segreto), così tanto pubblicizzato? Dei membri di queste fantomatiche organizzazioni abbiamo nome, cognome, indirizzo e conosciamo vita, morte e miracoli! Possibile che gli adepti di tali organizzazioni segrete siano così idioti da mettere in piazza la loro identità, pur essendo partecipi di un complotto segreto? D'altra parte: non vi sembra che ci siano un po' troppi complotti mondiali in giro per il mondo? Possibile che non entrino mai in conflitto tra loro, o dobbiamo forse ipotizzare un meta-complotto che prevede un accordo tra tutti i complotti, con la creazione di una holding, magari denominata "Superimperialismo s.p.a.", da quotare a Wall street o alla City di Londra? Che utilità ha farneticare di simili complotti? Non sono sufficienti gli avvenimenti, cui quotidianamente assistiamo, per comprendere la realtà odierna? C'è davvero bisogno di immaginarne degli altri?
     Ovviamente, e questa è un'altra immancabile pecca dei "complottisti", tali teorie non sono certo nuove, avendo infatti, numerosi antenati: sia prossimi, che remoti! Basta conoscere un po' di Storia...

     ...Sicuramente tra gli antenati più prossimi di queste teorie  in Italia vi sono state le Brigate Rosse; ma discorso analogo potrebbe essere fatto per la R.A.F. tedesca. Le BR nostrane parlavano di S.I.M. (Sistema Imperialistico delle Multinazionali): cioè di un complotto ordito dal capitalismo internazionale per soggiogare la classe dei lavoratori. Qual era la soluzione brigatista per disarticolare questo complotto? Molto semplice! Essi rapivano e, talvolta, uccidevano i rappresentanti-simbolo di quel sistema fantomatico! Qual è stato il risultato? Altrettanto semplice: il "sistema", dopo qualche momento di cordoglio di prammatica, si limitava a rimpiazzare i simboli defunti con nuovi simboli viventi, e tutto riprendeva come se niente fosse! Al contrario, i membri delle organizzazioni terroristiche finivano, uno dopo l'altro, in prigione!



     ....Quali sono, invece, gli antenati più remoti? Sicuramente il più noto è quello che va sotto il nome di Protocolli Segreti dei Savi di Sion: un (finto) complotto orchestrato dalla polizia segreta dello zar, per organizzare uno dei periodici pogrom antisemiti, di cui la storia russa è disseminata, e che saranno poi utilizzati da Hitler per "giustificare" (sic!) lo sterminio degli ebrei!


     Questo per ribadire ancora una volta che, anche se immaginari, i "complotti" possono avere, però, vaste, drammatiche e dolorose conseguenze! La storia di questo tipo di "conseguenze" - nonché dei loro antefatti - è utilmente raccontata in molti romanzi di Umberto Eco: da Il pendolo di Foucault sino all'ultimo, Il Cimitero di Praga! Basta staccarsi qualche ora dal web, dedicandosi alla lettura, per avere cognizione di queste "banalità": sapeste come si ri-ossigenerebbe il... general intellect...


     A questo punto la domanda sorge spontanea: perché nascono e che che cosa nascondono queste teorie?
     Tranquilli! Non voglio farmi inconsapevole portavoce di una nuova teoria complottista! Voglio semplicemente dire che queste teorie - beninteso: quando sono propalate in buona fede! - sono la conseguenza inevitabile (e quindi non imputabile ai singoli) del vuoto ideologico nel quale le nuove generazioni sono cresciute negli ultimi decenni. Si comprende, allora, come queste "teorie" siano utilizzate dal senso comune come una scorciatoia per tentare di razionalizzare ciò che risulta umanamente incomprensibile (e/o inaccettabile): l'odiosa e spesso violenta sopraffazione di pochi a danno dei più!
     Quello che oggi viene definito "complotto", una volta si chiamava semplicemente CAPITALISMO! Questo è il vero complotto - perpetrato alla luce del sole! -  che ognuno di noi si dovrebbe incaricare di combattere, ciascuno nel proprio Paese! Per attrezzarsi anche teoricamente allo scopo, non occorre inventare nuove teorie; basta aggiornare quelle già esistenti: purché non si pensi che anche Marx faccia parte di un complotto sionista internazionale...