Nei
giorni scorsi il Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, è stato
convocato in audizione dalla Commissione
Industria al Senato nell'ambito dell’esame del decreto Ilva, l’ennesimo
varato dal Governo Renzi. La prolusione di Vendola è stata degna della
sua proverbiale prosa: “Se dovesse chiudere l’Ilva dubito che potremmo essere
di fronte alla possibilità di dibattere del futuro di Taranto: oggi si può
avere un’acciaieria sostenibile. La chiusura dell’Ilva sarebbe un colpo al
sistema industriale nazionale”.
Una prosa accattivante, che proviamo a tradurre in maniera più stringata: senza
Ilva Taranto morirebbe; l’Ilva può diventare eco-compatibile; la chiusura dell’Ilva
manderebbe a gambe all'aria l’industria nazionale! Tre affermazioni fatte –
suppongo - in ordine decrescente di importanza; purtroppo si tratta di tre
affermazioni, di cui almeno due sono false,
fatte al solo scopo di nascondere l’unico punto che davvero interessa:
difendere a ogni costo l’economia nazionale!
Sia chiaro, lo stesso Governatore pugliese non ha mancato di
sottolineare le debolezze dell’ultimo decreto ammazza-Taranto partorito dalle
menti eccelse del Governo del rottamatore, pur di scongiurare, quasi fuori
tempo massimo, la rottamazione dello stabilimento. Infatti Vendola chiede in primo
luogo di cassare la norma che considera sufficiente l’attuazione dell’80% delle
prescrizioni AIA (Autorizzazione
Integrata Ambientale) in materia di risanamento dello stabilimento.
Tuttavia il Governatore dimentica di aggiungere che quell’80%,
ora concesso, non riguarda l’intero pacchetto di prescrizioni, bensì soltanto
quelle che andranno in scadenza al 31 luglio del 2015, che, all'interno
dell’originario piano dell’AIA, rappresentano in realtà ben poca cosa! Tanto
che lo stesso Vendola continua: "Ci chiediamo perché proprio l’80%? Siamo di fronte a una nuova proroga?".
NO, caro Vendola, siamo di fronte a
una cancellazione
sostanziale del piano originario! Infatti, lo stesso Vendola sembra
avere sentore della presa per i fondelli rappresentato da questo ennesimo
decreto e continua: “Parliamo di interventi indispensabili, come per
esempio quelli sui parchi minerali, per la data che va dal 31 luglio 2015 in poi”!
In effetti quello del “parco minerali” è uno dei punti più
dolenti dell’intera questione ambientale costituita dall’Ilva: non solo perché
è quello più vicino alla città (all’ormai tristemente famoso Rione Tamburi), ma
proprio perché è uno dei maggiori fattori di inquinamento (anche se purtroppo non
certo l’unico!), la cui ambientalizzazione richiede però considerevoli
investimenti economici! Ma poiché la prescrizione riguardante i parchi minerari
va appunto oltre la data del 31 luglio 2015, essa non solo non rientrerà
nel fatidico 80%, venendone di fatto esclusa, ma verrà rimandata sine die, senza cioè più alcun
vincolo temporale per la sua effettiva realizzazione! Se a questo si aggiunge la
non
punibilità penale del commissario di governo; il principio del “silenzio-assenso”,
per il quale tutte le amministrazioni locali hanno tempo un mese per proporre le eventuali
obiezioni ai piani di riqualificazione; che nulla vien detto circa l’utilizzo
delle discariche interne allo stabilimento (già sottoposte a sequestro dalla
magistratura tarantina, ma, tanto per cambiare, dissequestrate dal precedente
decreto); o, ancora, che non vi è alcuna certezza circa le risorse finanziare
effettivamente destinate a tali piani; o, infine, che non è previsto alcun potenziamento
dell’organico dell’Arpa regionale, già largamente sottodimensionata, dall'insieme
di queste (assai parziali) considerazioni risulta francamente incomprensibile
il motivo per il quale Vendola si spinge ad affermare che, purtuttavia, vi sono
alcuni aspetti del decreto “che valutiamo positivamente, come l’introduzione del nuovo
protagonismo dello Stato”!!!
Alla faccia del protagonismo statale! Che la privatizzazione dell’Ilva, svenduta negli anni ’90 alla
famigerata banda di assassini costituita dalla famiglia Riva, sia stata un
disastro sotto tutti gli aspetti (economici, ambientali, sanitari, sindacali e
politici), non c’è alcun dubbio! Ma che la riacquisizione in mani pubbliche,
con i soldi del contribuente, e alle condizioni or ora menzionate,
possa essere considerata un “positivo protagonismo
dello Stato” ha il sapore di una vera e propria beffa! È una affermazione
che soltanto uno che mente, sapendo di mentire, può azzardarsi a fare! È
una chiara presa per i fondelli che ha l’aggravante di nascondere, imbellettandola, la
presa per i fondelli già costituita dall'ultimo decreto-Ilva del Governo! In
altre parole, è una presa per i fondelli elevata al quadrato!
Ma ci sono almeno altre due considerazioni che è
necessario fare per completare questo quadro demenziale!
L’affermazione
iniziale di Vendola, secondo la quale lo stabilimento dell’Ilva potrà diventare
eco-compatibile, non solo è un’affermazione priva di fondamento, ma è già stata
provata come falsa! E non da qualche ambientalista arrabbiato dell’ultima
ora, bensì dallo studio “Sentieri” dello stesso Ministero della Salute. Da
questo studio si evince che anche qualora venissero attuate, nei tempi originariamente
previsti, tutte le prescrizioni AIA (che l’ultimo decreto, invece,
praticamente cancella o indebolisce), l’impatto di alcuni inquinanti si
ridurrebbe, altri rimarrebbero pressoché inalterati; altri, invece, addirittura
aumenterebbero! In ogni caso rimarrebbe un danno sanitario residuale che coinvolgerebbe
una popolazione stimata intorno alle 12.000 unità! Vi sembra un danno accettabile?
Tale da legittimare l’affermazione circa l’eco-sostenibilità dell’Ilva risanata
a spese dello Stato (cioè con i soldi dei soliti noti)? L’unica certezza che abbiamo a tale
riguardo è che, di fronte a tali numeri, la Procura della Repubblica di Taranto
sarà costretta a sequestrare nuovamente gli impianti Ilva, con
buona pace per il “rinnovato protagonismo
dello Stato” vendoliano!
E
veniamo all’ultimo punto del problema sollevato dall'intervento di Vendola: perché
tanto entusiasmo per il presunto “rinnovato protagonismo" statale? E’ evidente che
questa fede cieca è un rigurgito di quello statalismo picciota che si trova nel
DNA ideologico di Vendola. Una delle caratteristiche ideologiche che più di
ogni altra ha caratterizzato il P.C.I. del bel tempo che fu, è stata infatti quella di una fiducia pressoché illimitata nei confronti dell’interventismo
statale in economia, quasi fosse un preludio (per i militanti in buona fede,
s'intende!) per la realizzazione del comunismo (che prevede infatti la
completa socializzazione del mezzi di produzione)!
Peccato
che, all'epoca, all'interno del PCI nessuno si chiedesse, o forse alcuni
omettevano volutamente di chiedersi, che tipo di “Stato” procedeva
a quelle nazionalizzazioni? Se si trattasse di uno Stato borghese (come di fatto
era) piuttosto che uno Stato proletariato (ancora ben al di là da
venire)! Con un criterio così ideologicamente equivoco, in quanto
creatore dell’IRI, lo stesso Mussolini avrebbe avuto ben diritto a comparire in
effige al fianco di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao Tse-tung. E che dire di Moro, La Pira, Fanfani o Mattei? Non scherziamo! Non
diciamo idiozie!
Il rinnovato statalismo vendoliano, erede più che legittimo di
quello picciota di un tempo, non è altro che una sanzione ideologica, nemmeno tanto ben mascherata, che vuole plaudire piuttosto all'interventismo renziano finto-rottamatore! Si tratta, in altre parole, di una
confezione scintillante che serve ad attirare gli ingenui e i dubbiosi; uno specchietto per le
allodole che serve peraltro a dare legittimità a un altro principio supremo,
strettamente connesso a questo, di cui parlavamo all'inizio: l’interesse
nazionale!
Ma
di quale interesse stiamo parlando? Degli interessi dei cittadini a non
vedersi sfruttati, a poter vivere una vita degna e libera dall'incubo del
bisogno e della malattia, a non dover essere costretti a scegliere tra
lavoro o morte, o dell’interesse dei soliti padroni del vapore? È ammissibile
che un individuo che proviene da una ideologia cosiddetta “comunista” possa confondere
le due cose, mistificandole così spudoratamente? Certo, “l’interesse nazionale”
esige che Taranto continui a produrre acciaio, magari un po’ più “pulito” del
solito, senza stare tanto a sottilizzare sul numero di morti che comunque
continuerà a portarsi dietro! Perché l’interesse nazionale esige questo e
altro! L’interesse nazionale non ha alcun interesse a immaginare una
Taranto diversa, che possa vivere senza l’Ilva e il suo acciaio (come pure senza la Marina Militare e le sue navi da guerra, non meno inquinanti di quella)! Se non vuole farlo, perisca
pure come Bagnoli! Al massimo ai cittadini di Taranto l'interesse nazionale tributerà il riconoscimento estremo di una medaglia alla memoria per aver
servito, con sprezzo del pericolo, gli interessi della Patria di
Vendola & C.!
Vorrei sapere a cosa porterebbe il vostro massimalismo parolaio e ambientalista, a chiudere l'ILVA? Ma bravi, andatelo a spiegare alle oltre 20000 famiglie che vivono grazie ad essa.
RispondiEliminaFinchè rimarrete legati al vostro ideologismo massimalista, parolaio e giustizialista i vari Berlusconi, Renzi e Salvini dormiranno sonni tranquilli
Quale sarebbe poi l'alternativa economica all'ILVA?
RispondiEliminaMagari la cosiddetta "Green Economy" che a Taranto guarda caso è già fallita da tempo: vedi le macerie lasciate dal polo eolico e fotovoltaico.
Caro Anonimo, evidentemente la tua scelta di campo è chiara: tu proponi la morte (anche quella degli operai) piuttosto che la vita: vai a chiedere a tutte le famiglie di Taranto e prov. che cosa vogliono...
RispondiEliminale famiglie di taranto hanno già espresso il loro parere con un referendum consultivo. Anche loro propongono la morte di qualcuno? non vi pare di essere un pò demagoghi? e poi di cosa dovrebbero vivere quelli che sono per la vita: di aria fritta?
Eliminahttp://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/vendola-se-chiude-l-ilva-niente-futuro-per-taranto-no784407
RispondiEliminahttp://www.vorrei.org/culture/10727-l-ilva-e-il-ricatto-dell-occupazione-giuliano-pavone-e-i-venditori-di-fumo.html
chi sono i veri venditori di fumo?
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