domenica 18 agosto 2013

L'anti-berlusconismo è di "sinistra"?

     E' innegabile che il ventennio caratterizzato dalla discesa in campo di Berlusconi abbia progressivamente prodotto un moto di avversione nei suoi confronti altrettanto poderoso dell'amore fideistico che lo circonda. Come è noto, dell'anti-berlusconismo si sono per anni nutriti i vari partiti di sinistra, che tentavano (più o meno utilmente) di contrapporglisi, sia pure attraverso varie sfumature: si andava dall'atteggiamento del muro contro muro di pochi, a una opposizione di facciata dei più, che però non escludeva accordi (e favori reciproci) sottobanco! Tanto che molti hanno paventano che, all'inesorabile declino di Berlusconi, sarebbe seguita, come pena accessoria imprevista, anche la scomparsa dei partiti che avevano costruito le proprie fortune (o sfortune...) elettorali appunto sulla contrapposizione politica al Cav.!
     Di modo che sembra potersi concludere che l'anti-berlusconismo non sia un atteggiamento sufficiente per qualificare una vera opposizione, né, tanto meno, esso può considerarsi una delle caratteristiche essenziali per un partito che si dica veracemente di sinistra.
     Come sempre, in posizioni di questo genere è contenuto un grano di verità: è indubitabile infatti che alcuni partiti di sinistra abbiano ipocritamente cavalcato per anni l'anti-berlusconismo come una bandiera per nascondere il vuoto ideologico e politico delle proprie proposte programmatiche; proposte che, talora, non si discostavano di molto (nella sostanza) da quelle proprie del partito del Cavaliere!


     Tuttavia una posizione di questo genere sottovaluta, a mio parere, una questione molto più importante:
il berlusconismo, infatti, non finirà certo con Berlusconi!
   
     Da almeno 30 anni in Italia l'ideologia capitalista si è storicamente identificata con l'immaginario berlusconiano, grazie alla poderosa macchina da guerra mediatica di cui il Cavaliere si è via via dotato. Tanto che anche i suoi concorrenti si sono presto dovuti adeguare al nuovo stile: donne-oggetto, ricchezza ostentata, disimpegno puro e divertimento idiota distribuito a piene mani h24!
      Sono questi, a mio parere, i tre capisaldi, i "valori" intorno ai quali si è imbastita l'ideologia berlusconiana: un modello di vita (il suo) da proporre come esempio per tutti! Non a caso, oggi, la crisi economica rende più vividi e inaccettabili i cascami più deleteri di quella ideologia: disimpegno generalizzato (ma non generalizzabile) delle giovani generazioni; edonismo; egoismo; corruzione morale e materiale giunta a vette mai toccate neppure all'epoca di "Mani pulite", all'inseguimento di una facile, quanto illusoria ricchezza.



     Il dispregio delle regole della democrazia repubblicana, della Costituzione, come delle sue origini anti-fasciste, della divisione dei poteri, ecc., sono, invece, il portato necessario, in campo politico, dell'ideologia di un uomo che sa (o crede di sapere) che può comprare tutto e tutti a suon di quattrini! Ma c'è dell'altro...
     E' infatti innegabile che anche le tradizionali forme di razzismo, omofobia, machismo, ecc., dalle quali la mentalità italica non è mai stata esente, si siano evolute col tempo, e abbiano - almeno in parte - subìto il restyling imposto loro dall'epoca berlusconiana, essendo state forgiate dalla propaganda martellante sia dei partiti del centro-destra che da quella dei movimenti che ne sono ideologicamente succubi.
     Un esempio per tutti: l'esasperante (o, meglio, parossistico) uso e abuso del corpo della donna nelle tv berlusconiane, in un mondo in cui l'assenza di valori e il possesso sono tutto, non va forse considerato il background culturale più profondo che ha contribuito a "educare" intere generazioni, e che magari ha portato qualche allievo inconsapevole a spingersi sino al femminicidio? Questi fenomeni, che prendono purtroppo sempre più piede nell'Italia di oggi, non sono frutto del caso, bensì sono il parto storicamente determinato - e più esecrabile - dell'ideologia nata e cresciuta all'ombra del Biscione...
     Basterà una vittoria elettorale o una condanna, passata in giudicato, per fare i conti con tutto questo?

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